I Signori della NBA

I SIGNORI DELLA NBA: Ray Allen

Il suo rilascio rapido, elegante ed estremamente efficace della palla rimarrà nella storia. Ma chi è davvero lo "Specialista"?

Alessio Bonavoglia
01.04.2021 19:10

Chalmers dal palleggio contro Parker, 15 secondi, si muove LeBron James, blocco di contenimento di Bosh, James da tre per il pareggio… fuori! Si salta a rimbalzo, la prende Bosh, riapre per Ray Allen LO SPECIALISTAAAA!!! [...]Nessuno può segnare questo tiro se non si chiama Ray Allen.

Usare le parole della telecronaca del buon Flavio Tranquillo penso sia la cosa migliore da fare per aprire un discorso sullo Specialista. Anche lui, all’età di 41 anni, dopo 2 titoli NBA, ha deciso di smettere. Con una lunga lettera al sé stesso tredicenne pubblicata sul ThePlayersTribune dove ha ripercorso tutta la sua carriera da giocatore, Candyman ha ufficializzato il 1° novembre 2016 l’addio alla pallacanestro.

Per tutti Ray Allen sarà il miglior tiratore di sempre, titolo riconosciuto anche da uno che sta cercando di togliergli il primato, cioè Steph Curry. Il suo rilascio rapido, elegante ed estremamente efficace, rimarrà nella storia. Ma chi è davvero Ray Allen?

È il figlio di un militare costretto a cambiare città ogni tre anni per il suo lavoro. California del Nord, Germania, Oklahoma, Inghilterra, California del Sud e Sud Carolina. Fa fatica a fare amicizia, è sempre “quello nuovo”, a volte emarginato dal gruppo. Ma soprattutto parla come un bianco: ha passato le elementari in Gran Bretagna, e ha preso l’accento. E ai ragazzini afro-americani non va a genio. L’unica cosa che non cambia nella vita di Ray Allen è il basket. Questo è anche il suo mezzo di comunicazione: giocando a pallacanestro riesce a farsi notare.

Vai al campo di basket, passaci più tempo possibile. Su quel parquet puoi costruire la tua esistenza.
(dalla lettera di Allen)

E così sarà. Ray Allen va a Hillcrest HS nel South Carolina dove diventa uno dei migliori giocatori liceali, attirando l’attenzione di molte università, tra cui quella del Connecticut di coach Jim Calhoun. Ecco, coach Calhoun ha fatto lavorare sodo per tre anni Ray, facendolo diventare una delle point guard più forti del basket collegiale. E dopo tre stagioni, finalmente l’NBA.

Milwaukee, Seattle, Boston, Miami. Due anelli. Compagni di squadra leggendari, come James, Wade, Pierce e Garnett. Diversi tra loro ma accomunati da una ossessiva propensione al lavoro. Le star NBA non nascono per volere di Dio, ma lo diventano per forza di volontà. Per il duro allenamento lontano dai riflettori. È questa la chiave del successo per Ray Allen.

Dio ti ha dato e ti darà tante cose cose, ma non ti darà un jumpshot efficace. Quello può dartelo solo il duro lavoro quotidiano.
(dalla lettera di Allen)

 

Difatti lui soffre di un lieve disturbo ossessivo-compulsivo che attribuisce alla sua stupefacente meccanica di tiro. Un disturbo che va avanti dai tempi del college: si dice che Ray non si staccò dalla palla per due mesi, sotto consiglio del suo Coach.

La carriera di Ray Allen è stata un viaggio lungo e faticoso. Ma se gli domandaste qual è stato il punto più alto della sua carriera non risponderà la vittoria contro i Lakers nel 2008, né tanto meno la tripla in gara-6 contro gli Spurs. Lui vi risponderà che è stato il tragitto stesso.

Per entrare nella storia non basta un tiro allo scadere e una giocata sensazionale, ma anni di sacrifici e sofferenze. E infatti ogni volta che vedremo una tripla con una meccanica di tiro fluida e veloce, penseremo “Caspita, un tiro alla Ray Allen!”

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