Charles Barkley contro Draymond Green: la vittima è la morale della NBA!

Il violento sfogo di Sir Charles nei confronti di Draymond Green sembra aver suscitato lo sdegno generale della NBA.

Antonello Brindisi
02.05.2018 15:26

Interpellato nel corso dell’intervallo di gara2 tra Golden State e New Orelans (incontro successivamente vinto dai Warriors con il punteggio di 116 a 121), Charles Barkley si è lasciato andare ad un incredibile sfogo personale contro Draymond Green, utilizzando colpevolmente dei toni particolarmente violenti nei confronti del giocatore dei Dubs. L’aggressività mostrata dall’ex campione dei Phoenix Suns davanti a milioni di spettatori, non è affatto piaciuta al carismatico baluardo californiano, fortemente intenzionato a chiedere concrete spiegazioni ai vertici di TNT (nota emittente televisiva statunitense) per punire severamente la sconvolgente “caccia all’uomo” indetta dalle scellerate parole del noto volto televisivo.

I reiterati scontri sul parquet che hanno visto protagonista Drayond Green prima con Nikola Mirotic (pronto a farsi giustizia dopo l’esultanza eccessiva del proprio avversario), poi con Anthony Davis (la confusionaria carambola nel pitturato ha generato un consequenziale doppio tecnico) ed infine con Rajon Rondo (pronto a venire alle mani nel parapiglia generato alla fine del 2°quarto), hanno scatenato l’ira di Charles Barkley, fermo ed inflessibile sostenitore di una vera e propria propaganda punitiva verso il numero ventitre dei Dubs:

“Al posto di Rajon Rondo gli avrei tirato un pugno in piena faccia! Doveva farlo, stavo aspettando impazientemente! Anzi te lo dico ora, gli vorrei veramente sferrare un cazzotto in pieno volto. Spero di poter assistere presto a questa scena, qualche giocatore dovrebbe farlo prima o poi...se lo merita!”

Costantemente incalzato dalle domande dei propri illustri colleghi (Kenny Smith, Ernie Johnson Jr. e Shaquille O’Neal), Sir Charles si è reso dunque protagonista di una tanto deprecabile quanto assurda istigazione alla violenza, lanciando un messaggio d’odio che certo non rappresenta in alcun modo la cultura cestistica tramandata dalla NBA. Tra lo stupore e l’imbarazzo generale, non si è fatta attendere la risposta di Draymond Green, pronto a puntare il dito contro il proprio interlocutore invocando una chiara presa di posizione da parte della lega americana e della famosa emittente televisiva:

“Non è la prima volta che Barkley mi attacca ma questa volta è diverso. A livello personale le scue minaccia non mi toccano minimamente, ci siamo incontrati più volte in questi anni, se prova il desiderio di colpirmi può farlo, altrimenti è meglio che stia zitto! Dal punto di vista porfessionale invece, sono seriamente preoccupato e devo dire, anche piuttosto sconcertato.”

“Com’è possibile che uno dei personaggi di maggior rilievo della principale emittente della NBA, nonché volto illustre nella storia della stessa lega, sia autorizzato e legittimato a diffondere un messaggio di violenza? Per me tutto questo è assurdo! In questo modo distruggiamo la cultura di questo sport e forniamo la peggior immagine possibile agli occhi delle nuove generazioni”.

“Penso sia nel dovere di TNT e della stessa NBA, prendere una posizione ben delineata in questa faccenda. Quello che è successo non può passare inosservato, ne va dell’immagine dell’intero sistema! Io sono un giocatore NBA e pertanto sono un dipendente della lega come qualsiasi altro giocatore. Lui è un dipendente di TNT, che rappresenta senza ombra di dubbio il principale sponsor del nostro campionato. Inoltre Charles insieme a Shaq, Kenny e E.J. sono probabilmente i volti più illustri di quel programma. Capite che il messaggio diffuso dalle parole di Barkley possiede una cassa di risonanza enorme. Non possiamo far trapelare un messaggio del genere!”.

Apparso piuttosto colpito dalle esternazioni di sir Charles, Draymond Green non è riuscito a darsi pace per quanto accaduto, richiedendo un’intervista privata con Tim Kawakami dopo la consueta analisi del post-partita (giornalista da molti anni ormai vicino alla locker room di Golden State) per ribadire il proprio pensiero ed assicurarsi che il messaggio di violenza esposto in prima serata venga severamente punito da David Levy (attuale presidente di TNT):

“Non do peso alle parole di un individuo che deve forzatamente riempirsi la bocca di insulti per ottenere credibilità ma non si può far finta di nulla. Se al posto di Barkley ci fosse stato Rondo o qualsiasi altro giocatore, sarebbe successo un putiferio! So per certo che la NBA non tollera minimamente queste vicende e mi aspetto che ci siano presto dei contatti tra i vertici della lega e David Levy. Lo conosco personalmente e conosco il suo punto di vista, proprio per questo mi aspetto una severa presa di posizione”.

“Gli scontri con Mirotic, Rondo e Davis sono dei fortuiti casi di gioco che caratterizzano spesso le partite sul parquet. E’ assurdo scatenare un simile atto di violenza per delle azioni di gioco. La NBA non può guardare dall’esterno questa vicenda perché è in ballo la nostra etica professionale e la nostra cultura cestistica!”.

Effettivamente, posti dinanzi ad un pericoloso messaggio sociale, i vertici della NBA potrebbero intervenire a prescindere dalle parole di Draymond Green data l’estrema sensibilizzazione che il Commisioner Adam Silver aveva già programmato a prescindere dal singolo evento occorso recentemente. Spesso infatti, nel corso di questa stagione, la National Basketball Association si è vista costretta a condannare e a prendere le distanze da una preoccupante tendenza alla violenza sul parquet, usanza che naturalmente è vista come il principale male da estirpare per rafforzare ulteriormente l’immagine mondiale (e di conseguenza il ricco business economico) della pallacanestro statunitense.

Un’azione dettata soprattutto dal fondato timore di un pericoloso precedente storico. Non essendo più un giocatore del panorama NBA, l’autorità imposta da Adam Silver sulle parole di Charles Barkley è piuttosto limitata, ragion per cui i vertici della lega potrebbero effettivamente decidere di applicare delle pressioni contrattuali nell’accordo stipulato con TNT per indurre David Levy a punire la pericolosa presa di posizione espressa dal proprio sottoposto.

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