I Signori della NBA

I SIGNORI DELLA NBA: Derek Fisher

Il Venerabile Maestro non era un play da ultimo passaggio, né tantomeno un tiratore bello nell’esecuzione. Era tutto ciò che serviva ad una squadra piena di talento.

02.04.2021 00:01

Nei successi dei Lakers degli anni 2000, c’è stato un uomo in particolare che si poteva permettere di dire tutto quello che pensava ad ogni giocatore della squadra. Un capitano, un condottiero, il Venerabile Maestro: Derek Fisher. The Fish nasce a Little Rock, in Arkansas, il 9 Agosto del 1974. Una carriera di college basket non eccessivamente straordinaria, ma ha saputo farsi conoscere. 

Viene scelto al primo turno dai Los Angeles Lakers nel Draft 1996. Questo è uno di quei momenti nei quali gli Dei del basket giocano con il destino dei giocatori: allo stesso turno, undici chiamate prima, era stato scelto dagli Charlotte Hornets, poi girato agli stessi Lakers, Kobe Bean Bryant, futuro compagno dei 5 titoli NBA in comune.

Definire tecnicamente Derek Fisher non è affatto facile. È uno di quei giocatori che abbonda di capacità tecniche, ma non sono quelle a farne di lui leggenda. Straordinario tiratore da oltre l’arco ed eccezionale portatore di palla, non sarà mai ricordato per statistiche come punti ed assist. Il Venerabile Maestro non era un play da ultimo passaggio, né tantomeno un tiratore bello nell’esecuzione. Era semplicemente tutto ciò che serviva ad una squadra piena di talento: un regolatore.

Nei momenti in cui la squadra perdeva ogni convinzione, ci pensava lui: che fosse con un discorso rivolto a tutti i compagni durante un timeout o con un tiro marcato con il quale faceva risvegliare gli animi di un palazzetto intero, riusciva a scuotere le situazioni. Kobe ha dichiarato più volte che uno dei pochi compagni che ha sempre ascoltato è proprio Derek. I tre titoli consecutivi dei primi anni duemila e i due consecutivi nel 2009-2010, portano i loro nomi.

Era, fondamentalmente, un eccezionale gregario capace di comandare dentro e fuori dal campo. Oltre ad essere giocatore, è stato anche presidente della National Basketball Players Association dal 2006 al 2013. Comandante dentro e fuori, appunto. A confermare il fatto che non fosse un frontman, sono i risultati che è riuscito ad ottenere a Golden State e Utah, non eccezionali. Tralasciando questa parentesi, ha sempre messo il suo zampino ovunque. Anche nella second run con i Lakers ha avuto modo di dimostrare di essere un vero campione.  

Gara-7, Finals 2010. Quarto periodo di una partita piena di errori, ma fantastica. Si viaggia, a 5 minuti dalla fine, con punteggi molto bassi ed equi, ma Boston conduce di tre. Fisher si impone, assist di Gasol, 26-foot three point jumper e pareggio. Da lì, inizia la cavalcata di Los Angeles verso il titolo. Ron Artest permettendo. C’era bisogno di riequilibrare la situazione, c’era bisogno del Venerabile Maestro e si fece trovare pronto a comandare anche durante i successivi timeout. Per i più nostalgici, potremmo anche citare il "Point 4" Shot e farvi tornare a mente gara-5 delle Finali di Conference 2004.

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